Santa Messa – Natale del Signore

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Santa Messa – Natale del Signore

Omelia – Santa Messa nella solennità del Natale del Signore
25 dicembre 2021, ore 10.30, diretta video della Santa Messa del giorno presieduta da S. Ecc.za Mons. Guido Marini, Vescovo di Tortona

“Non c’è spazio per la tristezza nel giorno in cui nasce la vita”. Sono parole usate da un grande Papa, san Leone Magno, in un suo celebre discorso per il giorno del Natale, che oggi, con gusto, vogliamo riascoltare.

“Non c’è spazio per la tristezza nel giorno in cui nasce la vita”. Mentre riascoltiamo queste parole così dense, così belle, così ricche di consolazione, il nostro sguardo si posa sul Bambino Gesù, perché Lui è la Vita, la vita che toglie ogni tristezza, perché è la vita che sconfigge il male e il peccato, è la vita che sconfigge la morte. È la vita che dona a noi una nuova vita. È la vita che è promessa di eternità beata.

Non c’è tristezza, non c’è spazio per la tristezza nel giorno in cui nasce la Vita. Soffermiamoci con lo sguardo, e soprattutto col cuore, sul Bambino Gesù, e diciamogli: “Tu sei la Vita. Tu sei la mia vita. Tu sei la vita vera, che sconfigge ogni nostra e ogni mia tristezza”.

Abbiamo ascoltato nella Lettera agli Ebrei: “Dio, che molte volte e in diversi modi nei tempi antichi aveva parlato ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio”. Come a dire che il Figlio, Gesù, è l’ultima e definitiva parola che Dio dice al mondo. In quella parola c’è tutto, tutto, tutto ciò di cui abbiamo bisogno per vivere, tutto ciò che dà un senso alla vita, tutto ciò che è necessario per entrare nel mistero della nostra salvezza, tutto!

C’è un dipinto celebre, molto bello, nel quale è raffigurata la Madonna con in braccio Gesù Bambino. Gesù Bambino è in un atteggiamento particolare e originale, perché nelle sue manine ha dei fogli, fogli scritti. Questi fogli scritti li sta stropicciando, come a dire che ogni altra parola, rispetto a Lui che è la Parola di Dio per noi, è destinata a scomparire, perde di forza e di significato. Ora c’è Lui, la parola definitiva, vera, che Dio dona al mondo, che Dio dona a noi. Nulla è oltre questa parola, nulla è più di questa parola, nulla può salvare se non questa parola.

Guardiamo al Bambino Gesù e se gli diciamo “Tu sei la vita, la vita vera, la nostra vita, la mia vita” gli diciamo anche “Tu sei la Parola ultima di Dio, quella oltre la quale non ci sono parole che vale la pena che siano davvero ascoltate e accolte nel cuore se non ci sei Tu, Parola ultima, definitiva, vera di Dio al mondo, al nostro mondo”.

Quando nel prologo, contemplando il mistero dell’incarnazione, Giovanni scrive “Il Verbo si è fatto carne”, usa questa parola “Verbo” per indicare il Figlio, che significa “parola” e significa anche “significato, senso, ragione delle cose”.

Lui, il Verbo fatto carne, è la ragione di ogni cosa. Lui è il significato di ogni cosa. Lui è il senso della vita e della storia, e lo è perché è l’Amore. A Natale, in questa Parola, l’ultima, definitiva di Dio al mondo, noi scopriamo che la ragione della vita, la ragione della storia, la ragione del mondo è l’Amore! L’amore di Dio donato a noi perché viviamo nel suo amore, con Lui e con gli altri. Ecco perché, qui, davanti a noi, a Natale c’è la parola ultima e definitiva di Dio. C’è la parola che dà ragione al nostro vivere. C’è la parola che dà consistenza ai nostri giorni. C’è la parola che dà luce al nostro cammino: è il senso di tutto ed è l’amore, perché l’amore è la ragione, il significato e il senso di tutto, di ogni cosa.

“E il Verbo si fece carne, e venne ad abitare in mezzo a noi”. Come è bella questa espressione di san Giovanni, perché ci ricorda che Dio, in Gesù, ha voluto entrare dentro la nostra storia, dentro la nostra vita, diventare uno di noi per camminare con noi e camminare per noi.

Dio non è più distante, in un cielo che non riusciamo a raggiungere. Dio non è più estraneo alle nostre giornate, alle nostre fatiche, ai nostri problemi e alle nostre gioie, alle nostre speranze e ai nostri turbamenti, no! Si è fatto carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi, perché noi Lo accogliamo in ogni aspetto della nostra vita, del nostro vivere quotidiano. Questa è la salvezza! Egli è venuto a salvarci stando dentro la nostra vita. Egli è venuto a salvarci prendendo dimora nelle nostre case. Egli è venuto a salvarci camminando con noi lungo le strade del mondo. Egli è venuto a salvarci perché stando con noi trasfigura la nostra esistenza quotidiana.

Questa è la salvezza: lasciare che Egli, davvero, possa abitare con noi; lasciare che Egli, davvero, possa essere nel nostro cuore; lasciare che Egli, davvero, possa trasformare ogni istante e ogni spazio, del nostro vivere quotidiano con la sua presenza di amore.

Guardiamo questo Bambino e mentre gli diciamo “Tu sei la vita, la mia vita”, mentre gli diciamo “Tu sei la Parola che dà senso a tutta la vita”, gli diciamo anche “Tu sei con noi, ed è questo che è motivo della nostra gioia e della nostra salvezza”.

Abbiamo anche ascoltato: “Tutta la terra ha veduto la salvezza del nostro Dio”.  Come ha veduto? Come vedrà? Attraverso chi? Noi! Noi siamo coloro che porteranno fino ai confini del mondo la salvezza del nostro Dio. Come potrebbe essere diverso? Come è possibile che dopo il Natale non avvertiamo nel cuore un’esigenza insopprimibile di portare fino ai confini del mondo la salvezza del nostro Dio, che ci è stata donata e che abbiamo incontrato?

Come è possibile, oggi, non avvertire la passione nel cuore di dire a tutti che questo Bambino è la Vita, è la vita vera, che questo Bambino è la Parola di Dio, la ragione dell’esistenza, l’Amore? Come non avvertire la passione nel cuore per dire a tutti che questo Bambino è il “Dio con noi”, che ci salva stando con noi, camminando con noi?

Un grande missionario, san Francesco Saverio, mentre percorreva le terre dell’Oriente e a stento, per la fatica, proseguiva il cammino, continuava a dire a sé stesso, per farsi forza e coraggio: “Più in là, più in là, ancora più in là”! Lo stesso zelo lo dobbiamo avvertire nel nostro cuore, se davvero abbiamo celebrato il Natale, perché se abbiamo vissuto l’incontro con Gesù, il nostro Salvatore, non possiamo fare a meno di sentire che il cuore ci dice “Più in là” per annunciare Lui, “Più in là” per testimoniare Lui, “Più in là” per parlare di Lui, “Più in là” perché tanti, tutti, qui a Tortona, nella Diocesi, dappertutto, possano incontrarsi con Lui, vita, ragione, parola, amore, senso di tutto. “Più in là”. Chiediamo la grazia di avvertire questo stimolo potente nel nostro cuore.

San Leone Magno, concludendo il suo splendido discorso il giorno del Natale, diceva, alla sua gente: “Riconosci, cristiano, la tua dignità e, reso partecipe della natura divina, non voler tornare all’abiezione di un tempo con una condotta indegna”.

Non tornare all’abiezione di un tempo, alla condotta indegna di prima. Oggi, Natale, riconosciamo la nostra dignità, che è quella di avere incontrato Lui, di essere stati salvati da Lui, di aver ricevuto in dono la sua vita e il suo amore. Non ritorniamo a come eravamo prima. Con Lui procediamo sul cammino della nostra dignità, la dignità di salvati che entrano nel mondo e nella quotidianità portando la bellezza di questo Salvatore che ci ha donato sé stesso e, donando sé stesso, ci ha donato tutto.